venerdì 24 febbraio 2012

Felice Losar, Tibet. Anzi no.


Da pochi giorni in Tibet si sta festeggiando il Losar, ossia il Capodanno tibetano che ha la durata di ben due settimane. La festa, celebrata anche da alcune comunità nepalesi e in Bhutan, è un'esplosione di decorazioni, danze e un insieme di prelibatezze preparate apposta per l'occasione come alcuni dolcetti con un oggetto nascosto all'interno che determina il carattere della persona che lo riceve. Un momento gioioso insomma, se non fosse per la dura politica di assimilazione che continua a praticare il governo pechinese.
Si vocifera che solo all'inizio di questo mese alcuni monaci buddisti si siano dati fuoco nella vicina regione del Sichuan per protestare contro una morsa che sta diventando sempre più soffocante. La regione è infatti presidiata in modo costante da forze militari e paramilitari allo scopo di renderla impermeabile a sguardi indiscreti. Guai a trapelare che la multiculturale Repubblica Popolare sta attuando un "armonizzazione" fatta di massicce immigrazioni di origine han, propaganda e controllo che stanno praticamente smantellando la cultura locale.
Per fare un esempio si può raccontare dell'ultimo Capodanno cinese, che a volte si sovrappone allo stesso Losar, ma che in Tibet è vissuto come una tradizione imposta dall'esterno. Tuttavia quello che il popolo non accetta viene difeso con i denti da un governo che non esita a sparare sugli scontenti. Altro copione con il Capodanno tibetano che non è stato segnato solo dai monaci auto-immolatesi, ma ha visto centinaia di pellegrini arrestati e inviati in campi di rieducazione per aver pensato (tra l'altro con il permesso governativo) di raggiungere il Bihar indiano a seguire direttamente gli insegnamenti del Dalai Lama. Il quale è ormai sull'orlo del ritiro e per la sua patria ha addirittura rinunciato da tempo alla causa indipendentista in cambio di una più "moderata" autonomia. Ma Pechino prosegue ugualmente nel proprio delitto silenzioso, in vista anche di un marzo denso di tragiche ricorrenze per il popolo tibetano che si annuncia a dir poco infuocato.

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