martedì 13 marzo 2012

L'Europa e l'Eliseo


Qualcuno a Bruxelles, ma anche a Berlino, doveva proprio averne abbastanza degli accordi di Maastricht. Basta con questo margine esagerato del debito al 3% sul PIL e con la leggerezza di chi approfittando di questa soglia di tolleranza non mette mai la testa a posto. Largo dunque al nuovissimo Fiscal Compact che imporrà ai  paesi dell'Eurozona di raggiungere il rapporto debito/PIL al 60% (richiesto anche nei precedenti trattati) senza però sforare nemmeno lo 0,1% di deficit della spesa. In teoria questo dovrebbe evitare che qualcun'altro faccia la fine della Grecia e una simile garanzia di stabilità restituirebbe sufficiente fiducia ai mercati per attirare i capitali necessari alla ripresa economica.
Fin qui tutto bene se non vi fosse un bel rovescio della medaglia. In mancanza di una crescita sostenuta, che in Europa non abbonda di certo, il suddetto equilibrio si potrebbe mantenere soltanto con dei forti tagli alla spesa pubblica (soluzione alla greca), l'aumento delle imposte (soluzione all'italiana) oppure con entrambe le soluzioni. E messa di fronte ad una programmazione così rigida l'economia sarebbe facilmente soggetta ad una depressione che nel migliore dei casi ridurrebbe in modo insignificante o lascerebbe invariato il rapporto debito/PIL.
Per l'ennesima volta in Europa la soluzione ai problemi economici ha una marcata impronta tedesca. Ma non tutti sono d'accordo. La Gran Bretagna e la Repubblica Ceca ad esempio hanno annunciato che rifiuteranno di firmare il Fiscal Compact, che inizierà ad essere votato proprio a partire da questo mese. C'è poi un terzo incomodo che rischia di avere un peso molto più rilevante nella risoluzione della crisi europea: la Francia del dopo-presidenziali.
Tra poche settimane si compirà infatti la sfida tra il Presidente uscente Sarkozy e il socialista Hollande, due uomini che sulla carta esprimono anche una differente visione dell'Europa. Il primo si è impegnato molto nell'agganciare il proprio paese alla locomotiva tedesca, salvo tradire in qualche occasione una subalternità ad essa che non ha risparmiato comunque a Parigi la sua parte di crisi economia e il tanto temuto declassamento delle agenzie di rating internazionali. Hollande invece pare meno ricettivo alle ragioni tedesche e forse anche per questo la Merkel ha deciso di appoggiare ufficialmente l'attuale inquilino dell'Eliseo. Non è detto che a seguito di un'eventuale vittoria di Hollande egli decida di mettere la Francia contro la Germania per convincere l'Europa ad adottare una pianificazione economica meno rigida. Eppure tale iniziativa potrebbe raccogliere dalla sua numerosi alleati dislocati soprattutto nel fragile Mediterraneo (Spagna, Portogallo e l'Italia del dopo-Monti). La parola intanto spetta ai francesi...

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