mercoledì 25 aprile 2012

Indigestione all'olandese


Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Pochi giorni fa infatti il governo dell'Olanda, che dovrebbe essere tra i paesi più virtuosi del blocco nordico-rigorista, è caduto proprio per colpa delle misure d'austerity volte a ridurre il deficit pubblico. A togliere il terreno da sotto i piedi al premier Rutte è stato il Partito della Libertà di Geert Wilders, forza islamofoba ed euroscettica che grazie al suo appoggio esterno aveva mantenuto in vita un governo dai difficili natali, ma ora si rifiuta di continuare ad appoggiare un esecutivo che, a suo avviso, per mantenere gli impegni con l'Europa attenterebbe alla crescita economica del paese.
Dopo il primo turno delle presidenziali francesi andato male per l'accomodante Sarkozy, la crisi del governo Rutte scompiglia ancor di più le carte sul tavolo europeo, mettendo in crisi (come dice The Guardian) il cosiddetto fronte del rigore e seminando altro panico nei mercati che sono già pronti a ridiscutere la tripla A olandese. Una simile debolezza fa anche il gioco di populisti-antieuropeisti che preferiscono abbandonare il sogno di una casa comune invece di ricostruirla in chiave più egualitaria, eppure la crisi di Rutte potrebbe dare una brusca accelerata ai giochi d'equilibrio che si stanno tenendo nell'Unione.
In attesa delle elezioni olandesi nella prossima estate, da cui non è detto che uscirà ancora una volta un alleato di ferro per la Merkel, il voto del 6 maggio in Francia e in Grecia potrebbe inaugurare un fronte di contrapposizione alle posizioni tedesche come mai prima d'ora. Tutto questo sicuramente appartiene ancora alla sfera dell'immaginario, ma i fatti d'Olanda restano uno smacco molto più tangibile per chi nella sua pretesa di essere inflessibile è arrivato a far bruciare il proprio cortile.

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