giovedì 24 maggio 2012

Nebbia su Damasco


Non si parla più molto della rivolta siriana da quando è entrato in vigore il cosiddetto Piano Annan. Magari i più entusiasti avranno pensato che il cessate il fuoco tra i contendenti supervisionato da ispettori ONU giocasse un ruolo decisivo nel fermare le brutalità consumate finora. Sfortunatamente questi ispettori, come detto in un post in precedenza, sono a dirla tutta insufficienti per monitorare ogni zona sensibile, e la gente non ha smesso di morire se si calcola il solo attentato dello scorso 10 maggio a sud di Damasco, in cui hanno perso la vita 50 persone e i feriti si contano a centinaia.
L'unico effetto del Piano Annan pare essere stato invece di aver rallentato l'andamento di una guerra di per sé inconcludente. Né l'esercito fedele ad Assad né i rivoluzionari hanno nel breve o medio termine la possibilità di ottenere una vittoria decisiva. Nel lungo chissà, l'importante per la schiera di mercanti di armi russi, iraniani, sauditi, qatariani e tanti altri è che questo nuovo mercato fiorente duri il più possibile. Non stanno certo a preoccuparsi di dettagli come il Libano, che tra rapimenti dei suoi cittadini in territorio siriano e violente proteste che coinvolgono sostenitori e oppositori di Assad in casa propria rischia di diventare il nuovo fronte caldo della regione, se non l'atteso casus belli d'Israele per aprire le danze con Teheran. Una bazzecola.

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