giovedì 13 settembre 2012

Brucia il Levante



Quando l'Islam e la libertà d'espressione s'incontrano la cosa non sempre va a buon fine. A volte ci scappa addirittura il morto come avvenne nel 2004 con l'omicidio del regista Theo Van Gogh a causa del suo corto Submission e episodi di questo genere hanno stimolato fior di dibattiti sulla giusta misura da intraprendere al riguardo. Intanto la storia purtroppo si è ripetuta dopo la comparsa di recente su internet di un presunto documentario anti-islam, più una provocazione che un onesto sforzo intellettuale, il quale ha scatenato una feroce reazione in vari paesi di fede musulmana come l'Egitto, lo Yemen e la Libia.
Proprio in quest'ultimo paese, orgoglio della buona transizione democratica (l'Occidente non invade più, ma si accontenta di offrire supporto logistico ai ribelli), è rimasto ucciso l'ambasciatore americano assieme ad alcuni suoi collaboratori. La strage oltre a mettere in allarme la comunità internazionale e a confermare i timori di chi vedeva nel crollo del tirannico status quo l'arrivo di un'ondata islamista nella regione, rappresenta un gravissimo smacco per Obama. E il presidente americano non volendo mostrarsi debole all'indomani dell'anniversario dell'11 settembre ha subito inviato due navi da guerra verso Tripoli.
A giudicare da questa misura dissuasiva e dalla tiepida condanna delle violenze da parte del presidente egiziano Mohamed Morsi, potenziale capofila di un Medio Oriente meno accondiscendente di un tempo, di acqua sotto i ponti dalla mano tesa di Obama al Cairo ne è proprio passata tanta. Occorre comunque mantenere il sangue freddo, anche perché il pericolo che gli attori regionali approfittino delle tensioni in corso per lanciarsi in disperate rese dei conti è più alto che mai...

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