lunedì 15 ottobre 2012

L'ignoto segreto di un genio trasformista: Johnny Depp e Charlie Chaplin


Lo stile recitativo inconfondibile, un chiaro riferimento al cinema del passato attraverso una logica delle origini, una performance a scatti e schizzi tipica del cinema muto, una camaleontica capacità di cambiar “pelle”, tutto questo e altro ancora è Johnny Depp.
Da uno studio effettuato dalla Dott.ssa Serena Mostafa, un elemento fondamentale nella valutazione complessiva di questo grande attore contemporaneo è certamente la passione che questi ha nei confronti del cinema muto. 
Un esempio che palesa tale interesse è riscontrabile nel film Benny e Joon di Jeremiah Chechik del1993 in cui è presente uno straordinario omaggio alla Hollywood degli anni ’20 e ’30 e in particolar modo al cinema di Buster Keaton e Charlie Chaplin. L’uso degli oggetti rielaborato per rispondere ad un senso di estraneità nei confronti del mondo (da ricordare la danza dei panini o il ferro da stiro per cuocere i toast) conduce alla possibilità espressiva dell’arte di plasmare la referenzialità degli oggetti riemersa e riscoperta, ai giorni nostri, con la performance di Depp. Il suo stile prevede una vera e propria creazione di specifiche caratteristiche che si incarnano nei suoi personaggi attraverso le quali ne costruisce le emozioni che prova e suscita, ne definisce i gesti per compiere le azioni determinate dalla partitura e in ultimo ne determina le relazioni con gli oggetti e gli altri personaggi. È quindi un giocare con la realtà, dandone significati e interpretazioni sempre nuove ed originali.
La sua straordinaria capacità interpretativa è alla base di una serie di scelte stilistiche che lo conducono verso lavori importanti, con i più visionari registi, facendogli preferire personaggi complessi e considerati dei veri e propri freak, dei reietti. La sua fortuna inizia infatti nel lontano 1990, quando Edward mani di forbice lo consacra attore di fama internazionale. Diretto dall’occhio attento di uno straordinario regista, Tim Burton,  che lo dirigerà sviscerando e valorizzando queste sua indubbia genialità professionale.
Edward è un ragazzo escluso dal mondo che cerca in tutti i modi un’integrazione nella cittadina di Peg. Questo personaggio fa parte di una schiera di caratterizzazioni tanto ardue quanto improbabili che lo rende negli anni un corpo sul quale è facile costruire e sperimentare i più variegati tipi di caratterizzazione. Si potrebbe affermare che Johnny Depp è una marionetta vivente della tecnica stop-motion. La sua percezione di contemporaneità è il risultato di una memoria cinematografica ben definita e precisa che gli consente di ripensare e riprogettare i suoi personaggi.
L’uomo emarginato dalla società (come lo Charlot di Chaplin) ritorna in molti personaggi di Depp (oltre ad Edward se ci pensiamo anche il Capitano Jack Sparrow a suo modo lo è o Barnabas Collins nel più recente Dark Shadows) ma a differenza della visione anni ’20 o di quella di Burton in alcuni casi questi personaggi riescono a superare la propria condizione (come il personaggio di Sam nel film Benny e Joon) ottenendo così un riscatto sociale. Depp ha un particolare talento nel delineare i malesseri che queste caratterizzazioni hanno nei confronti di una società perbenista ed ipocrita che non riesce a valorizzare la ricchezza interiore del singolo individuo. Magico è il modo di comunicarci una sconfitta o una forma assolutamente lacerante di solitudine. La sua più grande forza è dunque quella di essere un costruttore e un plasmatore di sentimenti nascosti ma verosimili che dimorano, sopiti, in ognuno di noi.


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