mercoledì 10 ottobre 2012

Mercosur d'accaio


Alla fine il caudillo ce l'ha fatta. Gli applausi non saranno più scroscianti come un tempo (55% contro il 63% di sei anni prima), ma per Chavez l'importante è l'esser riuscito a strappare un quarto mandato presidenziale nonostante gli acciacchi che soffrono tanto il suo modello quanto la salute del suo leader.
Come ho già accennato in un post del mese scorso, l'era del socialismo-bolivarismo al XXI secolo deve fare i conti con un processo d'integrazione del continente che potrebbe ridimensionarne la portata. Si prendano il giganti brasiliano o la rampante Argentina, due paesi in cui la crescita economica riesce a coniugarsi con una democrazia molto più in salute che nel Venezuela, il quale ora che gli si sono finalmente spalancate le porte del Mercosur dovrà per forza di cose ridiscutere certe eccentricità se vuole continuare a far parte di questo club prestigioso.
L'ingresso del Venezuela nell'unione doganale nata quasi vent'anni riunisce infatti tre giganti ricchi di risorse che grazie a questa e ad altre piattaforme come il Celac o l'Unasur (Unione dei Paesi Sudamericani) potranno approfondire la reciproca collaborazione diventando un polo estremamente attraente per l'Occidente e in particolare per altre economie in ascesa e affamate d'idrocarburi come la Cina o l'India. Ma per vedere quali frutti raccoglierà questo colosso energetico in gestazione bisognerà attendere ancora molto. Magari nel 2019, quando con l'uscita definitiva (?) di Chavez e di altri retaggi del passato l'America Latina sarà veramente entrata nel suo XXI secolo...

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