sabato 24 novembre 2012

Un sapore di ruggine e ossa

Chi affronta con spirito la propria disabilità non sa proprio che farsene della compassione altrui. Chiede rispetto, ma soprattutto una considerazione che non dev'essere in nessun modo sminuita dai limiti fisici. In parole povere vuole essere trattato come una persona qualunque e perché no, anche vivere un'esistenza quanto più possibile intensa. Lo abbiamo visto nello splendido Quasi amici di Olivier Nakache e lo vediamo  in questo Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard.

La storia racconta le vite di Ali e Stéphanie, due personaggi che non potrebbero essere più diversi e si troveranno a condividere un'esperienza difficile che però arricchirà entrambi. Ali è infatti un padre che trascura il proprio figlio, sebbene non lo faccia in malafede ma perché come dimostrerà anche con la famiglia ed il lavoro è apparentemente incapace di prendersi una qualsiasi responsabilità. Un giorno conosce per caso Stéphanie, splendida animatrice di un parco acquatico che poco dopo rimane vittima di un incidente che la costringerà per sempre su una sedia a rotelle. La disperazione è dietro l'angolo, finché una chiamata al ragazzo che le aveva mostrato tanta cortesia non darà vita ad un rapporto che nella sua turbolenza riuscirà comunque a ridare un po' di luce nella sua esistenza.
Rispetto alla pellicola di Nakache, questo film ci offre una narrazione dai toni meno frizzanti e scandita dai ripetuti contrasti tra il carattere forte di lei e la volubilità di lui. Torna invece la reciproca compensazione, anche se in questo caso a beneficiare dell'altro è soprattutto Ali, il quale troverà in Stéphanie l'unico punto fermo di un'esistenza così incosciente da incrinare ogni cosa che le sta attorno. Buono.




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