mercoledì 27 febbraio 2013

Vincitori (Grillo) e Vinti (PD e PDL) di un pasticcio all’Italiana


Le Elezioni del 2013 in Italia sono state la dimostrazione di tre dati fondamentali: l’impossibilità di governare per colpa di una legge elettorale sbagliata, la vittoria del Movimento 5 Stelle primo partito alla Camera con una percentuale del 25,55% andato alle urne senza far parte di nessuna coalizione e la fine del bipolarismo.
Il risultato finale vede un sostanziale equilibrio tra le coalizioni che di fatto ha reso impossibile una vittoria e una maggioranza del centrosinistra al Senato. La coalizione, guidata da Pier Luigi Bersani  con il suo 29,54% alla Camera e il 31,63% al Senato esce vincitrice nei numeri ma sconfitta nel risultato complessivo.
Il PD dopo l’ennesima batosta intravede l’occasione persa al cospetto di un Centrodestra che dal canto suo si è reso infatti protagonista di una rimonta incredibile che lo ha portato alla Camera al 29,18% e al Senato al 30,72%. Unica certezza la sconfitta del vecchio centro e di Monti che alla Camera arriva al 10.56% e al Senato al 9,13% con una possibile uscita di scena dal Parlamento di Gianfranco Fini (0,46%) e di Pier Ferdinando Casini (1,78%) .
Insomma un esito che se pur negativo per la gestione e la formazione del nuovo governo è di portata storica: Grillo, che al senato ha raggiunto il 23,79% avrà la possibilità di inserire circa 60 senatori e  ad oggi si presenta come nuovo ago della bilancia, riuscendo a spazzar via un centro che ormai, nei numeri, non risulta più significativo nelle scelte degli elettori stanchi probabilmente della vecchia politica. Il Leader del Movimento al motto del «l'onestà andrà di moda» ha poi dichiarato che qualora nascesse un governissimo non durerebbe più di 6 o 7 mesi e che sarebbe nel pieno controllo di un Movimento onesto e che combatterà con determinazione i danni provocati dai professionisti della politica.
"Il centrosinistra ha vinto alla Camera e per numero di voti anche al Senato. È evidente a tutti  che si apre una situazione delicatissima per il paese. Gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell'interesse dell'Italia", queste invece le dichiarazioni di Bersani, moderato come al solito ma convinto di poter fare appello ad un senso di responsabilità che coinvolga tutte le forze politiche.
Alfano invoca invece il 'too close to call' cioè l’incapacità di decretare un vincitore per l’irrisoria percentuale di differenza, 0.4%, tra le due coalizioni ricordando in ogni occasione la straordinaria rincorsa possibile a suo dire solo dall’eccellente lavoro di Silvio Berlusconi che è riuscito di fatto a risollevare un PDL allo sbando e senza prospettive.
E se per il Governissimo non ci resta che attendere le prossime ore un ultimo sguardo merita certamente Rivoluzione Civile di Ingroia che con il suo 2,25% e senza un precedente accordo col Partito Democratico resta fuori dal Parlamento e con lui un altro vecchio volto della politica italiana quello di Antonio Di Pietro.





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