giovedì 14 marzo 2013

Il Padrino - La Recensione


Il destino di un uomo. La vita di un eroe di guerra al rientro dalle armi. Si può rimanere puliti se si viene da una famiglia di mafiosi? Ci sono situazioni a volte dove è difficile rimanere onesti e vivere una vita normale. Questa premessa è d’obbligo nel valutare il significato più profondo del grade capolavoro del 1972 di Francis Ford Coppola: Il Padrino.

Il film con grande intensità ci racconta la storia e i traffici della famiglia Corleone negli Stati Uniti, possedendo la grande qualità di presentarci la mafia e questa famiglia in particolare non superficialmente ma scavando nei più intimi attimi della vita di ogni singolo componente.

Interpretato da un maestoso Marlon Brando (grazie anche ad un doppiaggio italiano che è rimasto nella storia) e da un giovanissimo Al Pacino nel ruolo di Michael suo figlio, il film narra le vicende di un vecchio Padrino, Don Vito Corleone, che opponendosi ad una affare sul traffico di droga con una delle cinque più potenti famiglie d’America, i Tattaglia, scaglia involontariamente la furia degli affari sulla sua famiglia che  a mano a mano viene eliminata. Solo Michael da sempre escluso dagli affari criminali del padre riuscirà a tenere i Corleone in piedi divenendo un padrino molto più spietato e affarista del suo vecchio e amato padre, rappresentante nella famiglia di quel senso dell’onore così come era concepito dalla vecchia concezione mafiosa.

Una scelta? No il destino. Questo è ciò che invece capiterà a Michael, Al Pacino riuscirà a conferire al personaggio quella capacità di trasformazione progressiva grazie ad un interpretazione in crescendo che solo un grande attore può garantire. L'enfasi della storia finisce per coincidere con la crescita del personaggio che diviene via via più spietato e vendicativo. Unico elemento discordante è la durata: una storia troppo lunga e dettagliata che in alcuni momenti rischia di creare un pizzico di disattenzione da parte dello spettatore.

Ma nel complesso, grazie a questa attenta ricostruzione di un mal costume di origine italiana e all’attenzione verso i dettagli dalle cupe atmosfere dell’inizio ai costumi fino alle ambientazione americane, la pellicola di Coppola è stata considerata la seconda miglior pellicola statunitense della storia dall'American Film Institute e rappresenta oggi un cult assoluto nella storia del cinema che gli valse nel 1973 ben 3 Oscar: per il Miglior film a Albert S. Ruddy, Miglior attore protagonista a Marlon Brando e Migliore sceneggiatura non originale a Francis Ford Coppola e Mario Puzo. Questo successo mondiale consentì in seguito a Coppola la realizzazione di due sequel di grande valore realizzando così quella che viene considerata la migliore trilogia della storia del cinema.
Alla fine di questo percorso una porta si chiude sui segreti di un uomo, ormai, cambiato per sempre.










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