mercoledì 22 maggio 2013

Italia - Addio don Gallo, una Chiesa di passione e di popolo

A quanti gli chiedevano se avesse mai pensato di diventare papa, don Andrea Gallo amava rispondere che ciò non sarebbe stato concepibile per l'idea di avere un "papa...gallo".
La buttava sul ridere don Gallo - genovese di nascita e fondatore della comunità San Benedetto dal Porto - ma la frase poteva essere letta anche per capire la distanza profonda tra un religioso come lui e una Chiesa spesso rivolta più a giochi di potere (come gli scandali degli ultimi tempi hanno dimostrato) che al contatto genuino con i suoi fedeli.
Oggi è scomparso un uomo che ha incarnato quanto di meglio avrebbe da offrire quest'istituzione e che per questo - come solo i veri saggi possono farlo - merita il rispetto anche di chi come il sottoscritto è agnostico.

Era sempre sorridente come un bambino, uno spirito fecondo e vivo che per stare dalla parte dei più umili, tra cui gli omosessuali, non esitava a scontentare le gerarchie ecclesiastiche che in qualche occasione hanno provveduto a spostare questa specie di sovversivo in abito talare. Ma lui si era comunque impegnato a rimanere nella Chiesa, perché dopotutto l'amava sinceramente e sperava di migliorarla con il suo esempio pur sapendo che le sue chances di lotta sarebbero state paragonabili a quelle di un Don Chisciotte che la Curia non avrebbe mai preso del tutto sul serio.
A giocare contro di lui c'era qualche innegabile simpatia comunista (celebrò addirittura una messa in onore dell'ex presidente venezuelano Hugo Chavez), sebbene a dare valore alla sua figura in fin dei conti non era l'appartenenza politica quanto la sua capacità di mescolarsi con la gente, di capirne i sentimenti e di darne voce con una lucidità straordinaria e inarrivabile per molti suoi colleghi induriti dal ripetere gli stessi sermoni. Ci mancherai, caro vecchio.



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