venerdì 7 giugno 2013

Stati Uniti - Obama lo spione?

Per il New York Times l'amministrazione Obama "ha ormai perso ogni credibilità", mentre i compagni di partito e le associazioni per i diritti umani sono furibondi. Non si ferma lo scandalo delle intercettazioni del governo americano tramite la National Security Agency che secondo le inchieste di vari quotidiani (The Guardian e il Washington Post) avrebbe coinvolto milioni di utenti e i più grandi colossi del web tra cui Google, Facebook, Youtube, Microsoft, Yahoo! e Skype.
A imbarazzare ancor di più il presidente è il fatto che tutto questo prende le mosse dal tanto vituperato Patriot Act, la legge firmata da George W. Bush che nonostante i dubbi d'incostituzionalità della Corte Suprema è stata rinnovato dallo stesso Obama fino al 2015.
Nelle misure comprese in questa legge votata all'indomani dell'11 settembre le autorità di sicurezza nazionale come CIA ed FBI sono autorizzate a fare delle intercettazioni senza alcun mandato o notifica.   Molti democratici si sarebbero aspettati che il nuovo presidente non avrebbe tardato ad abrogare quella che considerano una palese violazione dei diritti individuali e invece nel 2011 Obama l'ha prorogata per altri cinque anni con il voto contrario della sinistra radicale e paradossalmente anche della destra populista del Tea Party, contrari per principio a qualsiasi forma d'intrusione del governo. 
Arriviamo quindi ad oggi con lo scandalo NSA che rivela come la Casa Bianca abbia spiato non solo ogni telefonata sul suolo americano, ma praticamente ogni persona che fosse collegata sul web per questioni di sicurezza antiterrorismo e secondo le ultime indiscrezioni persino gli acquisti fatti con le carte di credito. La faccenda intanto segue di poche settimane delle altre molto simili come i controlli fiscali rivolti a persone e gruppi conservatori oppure lo spionaggio denunciato dai giornalisti dell'Associated Press da parte del Dipartimento di Giustizia guidato da Eric Holder (altro noto oppositore del Patriot Act). 
Probabilmente non è un caso che all'ultima campagna presidenziale Obama abbia scelto di cambiare il vecchio slogan 'change' con 'forward', ossia per chi non è anglofono 'andiamo avanti' - che di suo ricorda un po' troppo certi manifesti forzisti - al posto di 'cambiamento'. In effetti a parte la politica estera diventata pragmatica fino alla nausea (ambiguo con la Cina, non pervenuto in Medio Oriente), certi abusi in politica interna che si associavano esclusivamente ai neocon sono rimaste immutate nella sostanza anche con i democratici. 

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