martedì 9 luglio 2013

Kazakistan - Il pasticciaccio del governo italiano sugli Ablyazov

Non c'è miglior modo di ricattare il proprio nemico che avere in pugno i suoi cari. Provate a chiederlo a Mukhtar Ablyazov, dissidente kazako in esilio che qualche settimana fa si è visto strappare la moglie Alma e la figlia Alua di sei anni dalla loro casa alla periferia di Roma. Trattate come due clandestine dagli agenti italiani le due donne sono state poi dirottate in tutta fretta nel loro paese d'origine al cospetto del padre-padrone Nazarbayev che con Ablyazov ha più di un conto in sospeso.
Quando ormai il khan Nazarbayev aveva consolidato il suo potere - governa ininterrottamente da poco prima lo scioglimento dell'Urss nel 1991- il governo aveva deciso di raccogliere intorno a sé un gruppo di promettenti imprenditori tra i quali rientrava anche Ablyazov divenuto nel 1998 persino ministro dell'Energia. Peccato che quest'ultimo finisse poi deluso dalla corruzione diffusa in un governo più propenso a idee faraoniche come la costruzione di una capitale nel deserto (Astana) che a far progredire il Paese nel suo complesso.
Dopo aver tentato invano di fondare movimento d'opposizione beccandosi anche diversi anni di galera e forse torture (al suo compagno Sarsenbaev andò molto peggio essendo stato assassinato nel 2006), Ablyazov è stato costretto a fuggire a Londra dove non sono mancati i problemi giudiziari che già lo stavano ossessionando nelle repubbliche ex-sovietiche. Qui infatti è accusato praticamente di tutto andando dalla frode all'abuso di potere, fino al terrorismo.
Nel frattempo la moglie e la figlioletta Alua a fine maggio e a meno di un anno dal loro arrivo in Italia sono state arrestate nella loro abitazione da un gruppo di agenti della Digos e della Squadra Mobile che su richiesta dell'ambasciata kazaka e seguendo per filo e per segno la Bossi-Fini - Alma sarebbe stata provvista di un dubbio passaporto centrafricano - le hanno immediatamente fatte imbarcare su un aereo diretto in Kazakistan. 
Adesso Mukhtar chiede spiegazioni ad un governo, il nostro, che ad un mese dai fatti (fine maggio) pare sceso dalle nuvole dando con ciò e con i ministri che d'un tratto si guardano in cagnesco tra loro l'ennesima prova della scarsa coesione tra le larghe intese. Per il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, la questione rappresenta ora una "figura miserabile", mentre il premier Letta ha sollecitato pubblicamente il titolare degli Interni, Angelino Alfano - delfino di Berlusconi che è a sua volta amico di Nazarbayev - a fare chiarezza su quanto avvenuto. Ma ormai le solite frasi di circostanza potranno fare ben poco per riportare indietro Alma e Alua.

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