giovedì 3 ottobre 2013

India - Q radio, la scommessa gay in un subcontinente ostile

"Non è molto lontano il giorno in cui non ci saranno più donne da sposare e tutti diventeranno gay". Le parole del ministro Farooq Abdullah sono molto chiare sulla posizione di un'India dove fino al 2009 l'omosessualità era ancora considerata un reato da perseguire. Eppure oggi arriva un primo importante segnale su come i tempi stiano cambiando anche nel gigante asiatico con la nascita della prima radio rivolta proprio alla comunità gay: radio Q.





"Ora abbiamo le leggi, ma questo non porta da subito un cambiamento sociale. Bisogna cambiare la mentalità della gente" dice il fondatore della stazione Anil Srivatsa per il quale non è importante soltanto offrire dei contenuti in cui i gay possano riconoscersi, ma anche sensibilizzare l'opinione pubblica. Stando ad un sondaggio dell'anno scorso dell'Hindustan Times infatti per due terzi dei giovani indiani con una media istruzione l'omosessualità non è da considerare una "preferenza sessuale accettabile". 
La battaglia di Q radio e delle associazioni lgbt che stanno nascendo in tutto il paese non sarà facile. Di recente lo stesso ministro dell'Interno avrebbe chiesto alla Corte Suprema di rendere nuovamente illegali i rapporti gay. Ma già il fatto che esista finalmente un medium rivolto a loro è qualcosa che fino a non molto tempo fa era impensabile.

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